UN’ABBAZIA TRECENTESCA FUORI LE MURA VICENTINE: SANT’AGOSTINO

8 Apr 2024 | Cicchetti d'arte | 0 commenti

Sapevate che anche Vicenza ha un sito poco conosciuto che custodisce l’unico ciclo di affreschi trecentesco della nostra città? Si trova nel Balsego, toponimo derivante da Bassicum, notoriamente zona bassa di natura e ricca d’acque.

Ebbene sì: è l’abbazia di Sant’Agostino, da cui prende il nome anche la località, a un passo dal suggestivo parco del Retrone, così come dalla zona industriale della città.

La sua storia parte da lontano e racconta di una vita di stenti delle nostre antiche genti, ma anche di tanta voglia di affrontare le difficoltà di tutti i giorni. Già in epoca longobardo-carolingia esisteva una chiesetta dedicata a San Desiderio, probabilmente risalente all’VIII secolo, ma poi venne abbandonata forse a causa dell’impaludamento e fino al 1185 della chiesa non si seppe nulla. Pochi anni dopo la cappella viene affidata ad un gruppetto di penitenti. Ma chi erano? Trattasi di una comunità di soli laici, che non potevano quindi esercitare una giurisdizione spirituale in quanto era esclusiva del Capitolo della Cattedrale. Erano persone che avevano volutamente abbracciato lo stato della Penitenza, cioè un regime di vita che la Chiesa da tempo applicava ai pubblici peccatori, che dovevano assoggettarsi a digiuni, astinenze e vestire di sacco. La novità di questa comunità vicentina consiste nel vivere insieme non in forma conventuale o con scopi di predicazione. Si tratta di interi nuclei familiari che hanno le loro abituali attività casalinghe, a cui uniscono un’intelligente coltivazione della terra e, nel contempo, si dedicano a pratiche di pietà individuali e collettive.

Una volta entrati in comunità non si hanno più possedimenti privati, ma tutto è di tutti: quanto si ricavava dal lavoro veniva condiviso e se si lasciava il gruppo si perdeva tutto. Insomma un’antica forma di comunismo a tutti gli effetti! L’eventuale penitenza di chi lasciava lo stato comunitario per seguire una vita meno austera dei pententi proprietari era fare elemosine ai poveri, rinunciare al lusso e alla vita mondana, portare un abito penitenziale, osservare il digiuno e l’astinenza in alcuni giorni, senza rinunciare al matrimonio e alla vita privata.

L’ultimo atto che parla dei nostri comunitari rurali risale al 23 marzo 1234: dopo questa data cala il silenzio. Non sembra che siano stati allontanati per cattiva gestione, nemmeno per mancanza di nuovi confratelli o inondazioni. La motivazione si ricerca nella difficile situazione politica che stava vivendo la nostra città: infatti tra il 1235 e il 1236 i soldati di Federico II e di Ezzelino Romano saccheggiano i dintorni di Vicenza, mentre la città berica viene presa e rasa al suolo dal tiranno nel 1236.

Ma torniamo a noi e alla nostra abbazia di Sant’Agostino: a inizio Trecento la chiesetta di cui si parlava sopra era in rovina e fu un certo Giacomo che voleva abbracciare la regola agostiniana, che nel 1319 si presentò al cospetto del Vescovo di Vicenza Sperandio per impegnarsi a restaurare l’antica chiesetta con le elemosine dei fedeli. Tra il 1323 e il 1357 fu ricostruita nelle forme della tradizione gotico-romanica e dedicata a Sant’Agostino.

In un tempo di rilassatezza della vita religiosa e dei costumi nei monasteri vicentini, viene invece ricordata la santità di vita di Giacomo e dei suoi religiosi. Ammirati da questa comunità, contribuirono a coprire le spese della costruzione non solo i vicentini, ma anche i veronesi e persino gli Scaligeri, a quel tempo signori di Vicenza!

All’interno la chiesa è impreziosita da un apparato pittorico realizzato attorno al 1360, unico ciclo del genere in tutta la nostra città! Le pareti sono quasi completamente affrescate: dalla rappresentazione di Sant’Antonio Abate a San Cristoforo a immagini votive di ordine popolare, ad una strepitosa abside che racconta i momenti topici del cristiano, tutto suddiviso e organizzato a riquadri e registri. Le figure così grandiose che vi accolgono nel presbiterio non sottolineano soltanto un motivo estetico, ma la funzione principale era quella didattica. Un meraviglioso polittico realizzato dall’artista Battista da Vicenza realizzato nel 1404 per festeggiare l’annessione di Vicenza alla Serenissima adorna l’altare dell’abbazia.

Un’ultima curiosità: in questa chiesa viene conservato un piccolo affresco con l’orologio e l’ora italica, cioè quella che vigeva prima di quella cisalpina. La giornata era divisa in 24 ore come al giorno d’oggi, ma si cominciava a contare dal tramonto, quindi era di difficile lettura, inoltre aveva la particolarità di avere un’unica lancetta!

Per saperne di più e se vi fa piacere conoscere in modo più approfondito questa meraviglia del nostro territorio NonSoloVenezia resta a Vostra disposizione per organizzare tour per gruppi precostituiti.

Al prossimo cicchetto d’arte!

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