Ospedali a Vicenza

18 Feb 2022 | Tour cittadini | 0 commenti

Ospedali a Vicenza

Vi si siete mai chiesti quando e da cosa nasce la parola ospedale che in questa ultima fase della nostra vita purtroppo abbiamo sentito così tanto nominare?

Ebbene, deriva dal latino hospitale. Hospitalia erano di solito luoghi destinati agli ospiti. In epoca medievale prendono significato di albergo, perché diventano abitazioni frequentati da pellegrini.  Molto più tardi assunse valore di luogo di cura, ma andiamo con ordine.

Già attorno all’anno 1000 ad adottare questo tipo di aiuto furono i monaci che, in tempi storici in cui violenza e soprusi erano all’ordine del giorno, cercavano di offrire rifugio a pellegrini e viandanti. I primi a Vicenza furono i benedettini di San Felice e Fortunato e con loro le monache del monastero femminile di San Pietro, luoghi posizionati fuori le mura cittadine.

E’ all’inizio dell’età moderna che diventa urgente il bisogno della creazione di ospedali di tipo nuovo, dedicati cioè non solo all’ospitalità e carità, ma alla cura di chi era vittima di malattie. La loro istituzione fa modificare le terribili usanze che obbligavano gli appestati da malattie infettive a stare fuori le mura delle città e dei borghi. Tutti coloro che non rispettavano questo allontanamento dalla società civile erano soggetti a forti discriminazioni. La storia degli ospedali comincia a fine ‘400, inizio del ‘500, fondata spesso dai privati. Solo più avanti verranno finanziati e riconosciuti anche dal Comune. E’ a metà del XVI secolo che inizia ad esserci la presenza regolare di qualche barbiere-chirurgo di cui vi racconteremo più avanti, tanto che i medici diventano una casta iscritta ad un Collegio soltanto nel 1562.

A Vicenza l’ospedale cittadino inteso in senso moderno nacque a fine ‘300. L’ospital vecchio di Sant’Antonio Abate, nei pressi del Duomo. Dall’unificazione dei vari ospedali vicentini si formò negli anni ’70 del XVIII l’”Ospital Grande degli infermi e dei poveri”. Cioè l’”Ospedale di San Bortolomeo”, l’attuale San Bortolo, nel luogo dove il convento omonimo, una volta soppresso, diventò il luogo di cura vicentina più grande. Anche la meravigliosa chiesa vicentina annessa, San Bartolomeo appunto, che raccoglieva grandi capolavori, venne smantellata ad inizio Ottocento per lasciar spazio ad ampie sale di degenza.

 

 

 

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